6.4.10

She screams in silence

Destro. Sinistro. Destro. Gancio destro. Montante destro. Montante. Montante. Sento aprirsi il taglio sul dorso della mano. Mi allontano. Saltello sul posto, poi mi riavvicino. Sinistro. Sinistro. Gancio destro. Di nuovo montante. Montante. Montante. Sento il sangue che esce, voglio sentire il dolore della carne lacerata. Montante. Montante. Il cuore pulsa quasi stesse per scoppiare. Montante. Montante. Abbraccio il sacco e appoggio, esausta, la testa su di esso. Il sudore scorre copioso dalla mia fronte. Il cuore salta nel petto. Il sangue mi bagna la mano.
Poi reclino la testa all'indietro e urlo. Un lacerante urlo che squarcia l'aria.

Ma è tutto nella mia testa, solo nella mia testa.
Non c'è nessun sacco. Non c'è nessun urlo.

Per un attimo penso di colpire questo muro che ho di fronte. Ho la tentazione di rompere con un pugno il vetro di questo finestrino. E urlare. Urlare. Urlare. E sentire il sangue e il dolore. Lasciare libero sfogo a ciò che sento.

Ma non lo farò.

Stupide convenzioni e blocchi mentali mi impediscono di buttar fuori tutto il caos che ho dentro.

Il telefono vibra nella mia tasca. Per un attimo spero che sia tu. Ma il numero sconosciuto che leggo sul display mi fa capire che è lei.
Lei che non mi interessa nemmeno conoscere.

Perchè, siamo onesti, io non ho voglia di cambiare la mia vita.
Ho paura di cambiare la mia vita.

Sto bene così. Crogiolandomi giorno dopo giorno in ciò che conosco. Compatendomi. Commiserandomi. Nell'attesa.

Ma di cosa?

Cosa sto aspettando?

Te?

Non lo so.
Non so più cosa provo. Non so più cosa voglio. Perennemente insoddisfatta mi trascino.

Urlo in silenzio.
Mi nascondo dietro a un monitor abbozzando una simpatia e un'allegria che non mi appartengono.
Nascondo dietro a un freddo monitor la mascella serrata e gli occhi impietriti, freddi, che cercano di non far uscire il dolore e la paura.

Sei l'unica persona che metto davanti alla mia felicità.

Ma non so perchè lo faccio.

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