22.4.10

Right beyond the cigarette and the devilish smile

Vesto una faccia da bluff e, noncurante, getto le mie ultime fiches in una mano fatta apposta per perdere.
Norah Jones in sottofondo, alzo lo sguardo per scrutare i miei avversari e mi rendo conto di star giocando contro di me.
Sorriso beffardo, lancio le mie carte sul tavolo.
Mi alzo.
Esco.

6.4.10

I don't care if it hurts

Ed eccola qui: una bella ripicca di cui non frega un cazzo a nessuno.
I gesti. Le parole. Le cazzate. Fluiscono veloci. Non puoi e NON VUOI fermarle.
E allora avanti. Fatti male. E fallo a persone che non c'entrano nulla.
Una ripicca contro chi?
Contro chi non se ne accorgerà nemmeno.
E allora avanti. Sputa sangue e lacrime. E falle sputare ad innocenti che per sbaglio incrociano il tuo cammino.
Tanto che te ne fotte?
Immolati sull'altare della tua vendetta.
E se è contro te stessa poco importa.
Basta sentire.

She screams in silence

Destro. Sinistro. Destro. Gancio destro. Montante destro. Montante. Montante. Sento aprirsi il taglio sul dorso della mano. Mi allontano. Saltello sul posto, poi mi riavvicino. Sinistro. Sinistro. Gancio destro. Di nuovo montante. Montante. Montante. Sento il sangue che esce, voglio sentire il dolore della carne lacerata. Montante. Montante. Il cuore pulsa quasi stesse per scoppiare. Montante. Montante. Abbraccio il sacco e appoggio, esausta, la testa su di esso. Il sudore scorre copioso dalla mia fronte. Il cuore salta nel petto. Il sangue mi bagna la mano.
Poi reclino la testa all'indietro e urlo. Un lacerante urlo che squarcia l'aria.

Ma è tutto nella mia testa, solo nella mia testa.
Non c'è nessun sacco. Non c'è nessun urlo.

Per un attimo penso di colpire questo muro che ho di fronte. Ho la tentazione di rompere con un pugno il vetro di questo finestrino. E urlare. Urlare. Urlare. E sentire il sangue e il dolore. Lasciare libero sfogo a ciò che sento.

Ma non lo farò.

Stupide convenzioni e blocchi mentali mi impediscono di buttar fuori tutto il caos che ho dentro.

Il telefono vibra nella mia tasca. Per un attimo spero che sia tu. Ma il numero sconosciuto che leggo sul display mi fa capire che è lei.
Lei che non mi interessa nemmeno conoscere.

Perchè, siamo onesti, io non ho voglia di cambiare la mia vita.
Ho paura di cambiare la mia vita.

Sto bene così. Crogiolandomi giorno dopo giorno in ciò che conosco. Compatendomi. Commiserandomi. Nell'attesa.

Ma di cosa?

Cosa sto aspettando?

Te?

Non lo so.
Non so più cosa provo. Non so più cosa voglio. Perennemente insoddisfatta mi trascino.

Urlo in silenzio.
Mi nascondo dietro a un monitor abbozzando una simpatia e un'allegria che non mi appartengono.
Nascondo dietro a un freddo monitor la mascella serrata e gli occhi impietriti, freddi, che cercano di non far uscire il dolore e la paura.

Sei l'unica persona che metto davanti alla mia felicità.

Ma non so perchè lo faccio.

Checkmate

Pensavo di essere quella che giocava contro di te, dall'altra parte della scacchiera.
Ma ho scoperto di esser solo una pedina nelle tue mani.
Tu comandi il bianco e tu comandi il nero. Giochi da sola, contro te stessa, contro i tuoi demoni.
Io sono una semplice pedina che sei tu a far muovere. Sei tu che mi obblighi a mangiare o a esser mangiata.
Mi illudevo di contar qualcosa in questa partita, ma son solo un elemento che, in un attimo, per un tuo capriccio, può esser buttato fuori da questa scacchiera.
Non partecipo al gioco, son solo un nulla in mezzo a tutti gli altri pezzi. Inanimata come loro, inascoltata come loro.

E allora mi vestirò con la mia miglior faccia da poker. Blufferò facendoti credere che non mi importi di esser solo una pedina. Ti lascerò tranquilla, non ti impedirò di giocare.